Umanità
alla deriva.
Migliaia
di migranti che si ammassano alle frontiere.
Nel
loro magro bagaglio trasportano la disperazione
e
un sogno di giorni migliori.
Vecchi
o giovani, arrivano a volte soli,
spesso
con tutta la famiglia.
E
un bambino.
L'umanità
che si
arena.
Un fiume
d'umani ogni giorno in fuga dal proprio paese.
Stanchezza,
terrore, maltrattamento, sfruttamento, rifiuto.
Tutta questa
gente sconvolta lascia un inferno per trovarne un'altro.
Si ritrovano
come dei relitti rigettati dalla marea.
Et sulla
spiaggia un bambino.
L'umanità
che affonda.
Una folla di
disperati chiusi dentro dei campi
vivono in
condizioni disumane
oppure
partono stipati in treni, a piedi o in barconi
spinti dalla
fame, dagli orrori della guerra,
dall'incubo
della miseria.
E sulla
spiaggia un bambino
steso sulla
pancia.
L'umanità
che naufraga.
Una folla
d'insensati che non sanno più dove andare,
dove
riposarsi, dove rifugiarsi, in cerca di un posto
più
accogliente dove ricomminciare a vivere...
Contro
erigiamo muri costruiti con i nostri cuori di pietra.
Contro
erigiamo barriere di fili spinati,
intrecciati
con il nostro egoismo e la nostra crudeltà.
E sulla
spiaggia un bambino
steso sulla
pancia.
Morto.
L'umanità
che finalmente si scandalizza,
la tempesta
mediatica che si scatena.
É questa la
goccia che farà traboccare il vaso?
Un bambino.
Migliaia di bambini.
Non lasciamo
la nostra coscienza
naufragare
nel Mare dell'indifferenza...
--Nadine Léon Tenda8Speranza.
Nessun commento:
Posta un commento